Massofisioterapia, termine che racchiude molteplici discipline tutte orientate verso la terapia/cura del paziente: si va dalla terapia del massaggio alla mobilizzazione articolare passiva/attiva, dalla rieducazione funzionale alla terapia fisica-strumentale, dal linfodrenaggio alle tecniche miotensive. Ciò che è escluso, è tutto ciò che concerne la riabilitazione neurologica, campo questo che evade dal compito del massofisioterapista.
N.B. E' importante specificare che per tutti i trattamenti terapeutici è obbligatoria la prescrizione/diagnosi medica (riabilitazione ortopedica, massoterapia, kinesi, rieducazione posturale, ecc.). Diverso è per i trattamenti di benessere/riequilibranti non di carattere terapeutico (reflessologia, osteopatia, craniosacrale, stretching decompensato, massaggio)
Il lavoro parte necessariamente da un’attenta analisi degli elementi che caratterizzano, nel singolo individuo, gli eventi che hanno portato alla sofferenza e le sue modalità d’espressione sia cliniche, sia cognitive. Si tratta, quindi, di effettuare prima di tutto una valutazione di elementi relativi al disturbo fisico (menomazione), all’effetto di questo sulle attività funzionali (disabilità o deficit), alle conseguenze limitanti nelle attività lavorative, sociali, ecc. (handicap), attribuendo un valore più o meno marcato agli aspetti legati a fattori prettamente corporei, piuttosto che all’atteggiamento psicologico o anche d’informazione scorretta del Paziente relativamente alla propria condizione clinica (fattori bio-psico-sociali).
Di seguito, si prendono in considerazione le sensazioni riferite dal Paziente stesso rispetto a localizzazione, estensione, intensità, qualità dei disturbi, con eventuali verifiche, chiarimenti ed approfondimenti specifici. Già tutti questi elementi iniziali contribuiscono ad orientare la pianificazione della valutazione clinica e del successivo intervento terapeutico del Massofisioterapista. Valutazione clinica che avviene tramite test e prove motorie e funzionali attive e passive altamente specifiche, scelte in base ad una precisa strategia d’indagine che viene via via formandosi ed articolandosi contemporaneamente alla raccolta di informazioni ed in conseguenza di esse.
Grande rilevanza hanno le modalità comunicative, sia come valutazione dell’espressione da parte del Paziente dei propri sintomi e disagi, sia come capacità del Terapista di cogliere la reale valenza degli elementi significativi. Di continuo, il Terapista effettua mentalmente dei confronti fra quanto appare o viene riferito dal Soggetto e le conoscenze medico-sanitarie e scientifiche, in modo da mantenere una spiccata aderenza razionale all’atto sanitario-terapeutico, sempre in considerazione della diagnosi medica. Allo stesso tempo avviene una costante autocritica e ri-valutazione da parte del Terapista rispetto al proprio operato ed alle proprie ipotesi, in modo da adeguare sempre più l’azione al contesto. Alla fine dell’indagine preliminare, dopo aver anche effettuato le necessarie prove (test d’esclusione o di sicurezza) per riconoscere eventuali situazioni di particolare rischio per il Paziente, si procede con il trattamento che è emerso più indicato, ponendo obiettivi altamente specifici ed effettuando continuamente una valutazione / rivalutazione di elementi sia soggettivi (percepiti dal Paziente) sia oggettivi (misurabili dagli operatori) atti a verificare e testimoniare il miglioramento (conferma delle ipotesi funzionali del Terapista) o, in assenza di questo, l’opportunità di rivedere alcuni punti della pianificazione per modificare l’intervento in modo che esso diventi più efficace ed utile.
Il trattamento può avvalersi di ogni tecnica (validata e sperimentata) che si può rendere realmente utile e specificamente adatta alla situazione effettiva ed individuale del paziente. A puro titolo d’esempio, possiamo nominare, tra le tecniche più in uso, la mobilizzazione passiva, dei movimenti articolari fisiologici ed accessori, condotta per precisi ed adeguati gradi di ampiezza—intensità—coinvolgimento delle resistenze meccaniche o del sintomo; l’esercizio attivo analitico (riequilibrio delle funzioni neuro-muscolari) o globale e funzionale; vari tipi di trattamenti dei tessuti molli; mobilizzazione neurale; integrazione e riprogrammazione senso-motoria; stabilizzazione articolare statico-dinamica (Kinetic Control); rieducazione posturale; ecc…
Non per ultimo il principio dell’autotrattamento, volto a mantenere, migliorare o consolidare ed automatizzare progressivamente i benefici ottenuti e le modificazioni positive in atto, tramite esercizi appositamente elaborati, altamente specifici e “personalizzati” e correttamente appresi ed eseguiti.
Allo stesso modo contano i consigli e le indicazioni per un’adeguata (e personalizzata) ergonomia ed auto-gestione quotidiana del problema da parte del Paziente nella sua funzionalità abituale e ripristinata, anche nell’ottica di una reale prevenzione di eventuali recidive o di peggioramenti.
Riduzione e annullamento del dolore e di altri sintomi e segni di sofferenza: trattamento da effettuarsi già a partire dalle condizioni più acute e severe, in modo da anticipare il più possibile l’azione benefica e di sollievo; allo stesso tempo la precocità dell’intervento terapeutico è di prevenzione rispetto alla rapida strutturazione di compensi statico-dinamici e danni tissutali (contratture, fibrosi, alterazioni del microcircolo locale, alterazione della conduzione nervosa, modificazione della percezione corporea e motoria con tutto ciò che ne può derivare, ecc.).
Normalizzazione delle strutture neuro-muscolo-scheletriche disfunzionali e sintomatiche: con riferimento a limitazioni nella mobilità articolare o nell’equilibrio di forze e tensioni muscolari, coordinazione ed efficacia nell’azione muscolare, recupero di conduttività neurale ed efficacia della circolazione sanguigna e linfatica, distribuzione corretta della mobilità multisegmentaria e ripristino di adeguate e fisiologiche sinergie motorie e funzionali.
Riabilitazione funzionale: i risultati ottenuti vanno integrati nella funzionalità quotidiana, con recupero della più normale vita di relazione e lavorativa. Allo stesso tempo, il problema iniziale va ricondotto alla sua giusta dimensione, nella considerazione del Paziente stesso, ma anche valutato nelle sue più chiare ed ampie caratteristiche da un punto di vista clinico in modo da mantenere, nell’equipe terapeutica, un valido e opportuno orientamento.
Ginnastica medica: in passato chiamata anche ginnastica correttiva, è indirizzata al trattamento dei vizi posturali della colonna vertebrale (es. atteggiamento cifo-lordotico o scoliotico) e di alcuni difetti di natura ortopedica degli arti inferiori (ginocchio varo o valgo, piede piatto o cavo, ecc).